martedì 12 febbraio 2013

Di tesi finite, di capelli ramati e di futuri prossimi

Eccomi! Sono viva e ho finito la tesi, incroyable!

Ora non mi resta che aspettare le correzioni e la desideratissima firma della mia relatrice. Ce la si fa ragazze, ce la si fa.
Per il resto ho vissuto come un'ameba girando in pigiama per casa durante le ultime tre settimane; l'unica botta de vita è che ho cambiato colore di capelli. Mi è venuta voglia di provare l'henné puro, più per le sue proprietà curative che per altro e ho pensato: "Ma sì, se mi uscisse qualche riflesso ramato non mi dispiacerebbe..". In realtà ero terrorizzata dall'effetto tinta-da-adolescente-ribelle, soprattutto quando l'erborista mi ha consigliato di provarlo prima su una ciocca nascosta dato che, sì, l'henné colora. Il risultato, infatti, non ha portato a qualche riflesso ma ad un colore omogeneo tendente al ramato che adoro! Non è esagerato ed è evidente solo in ambienti molto illuminati, per il resto sembro sempre io.
Però, ora che ho scoperto le potenzialità dell'henné il mio obiettivo è diventare così:


Che dite, ce la farò? bah.


Ho visto dei filmini carini ultimamente, tra cinema e l'archivio di film che aspettano pazientemente di essere visti (ora che avrò un po' di tempo libero prevedo una relazione fantastica con il mio divano+film. Scherzo, oggi vado a iscrivermi in palestra).
Sto ancora cercando di vedere tutti quelli che hanno delle nomination agli Oscar ma per ora oltre a The Master, Argo, Django Unchained e The Impossible (che ha veramente una regia pazzesca, tramite cui la tragedia dello tsunami assume veramente le nuance dell'horror - il regista proviene da quel genere) non ho visto altro.


Sto aspettando con ansia Anna Karenina, Beasts of the Southern Wild e The Session.

I film che invece ho recuperato recentemente e che vi consiglio oggi sono:

Dieci inverni di Valerio Mieli (2009)


Storia d'amore, o meglio ciò che a volte precede una storia d'amore e che si sviluppa in dieci inverni tra Venezia e Mosca. Di Venezia, oltre alla celebre piazza San Marco, scoprirete luoghi e scorci meravigliosi e vi verrà la voglia di andare a cercarli, come la casetta dove vive la protagonista, Camilla (Isabella Ragonese), e che ospiterà per un lasso di tempo anche il suo amico Silvestro (Michele Riondino).
Questo film è l'opera prima di Valerio Mieli, il quale scrisse anche il libro da cui è presa l'opera cinematografica; come spesso accade in questi casi si tratta di un piccolo capolavoro e, infatti, il film vinse il Nastro d'Argento come migliore opera prima.
Come riportato dalle recensioni dell'epoca, è curioso pensare che questo film è uscito a pochi giorni di distanza da 500 giorni insieme e che è stato definito dallo stesso Mieli come un film "anti-colpo di fulmine".
A differenza del suo collega americano, però, Dieci inverni appare meno costruito e più genuino nella descrizione dei sentimenti dei due protagonisti, ostacolati e sofferti per 10 lunghi anni (invece di soli 500 giorni) dai fatti veri della vita.

La guerra è dichiarata, Valérie Donzelli (2011)


Lessi la trama di questo film esattamente un anno fa in una rivista cinematografica. Aspettai la sua uscita in Italia ed è inutile dire che da me non è proprio arrivato (dovrebbe essere passato nelle sale italiane nel giugno 2012, il periodo migliore per il cinema nostrano - I'm joking obviously, andate al cinema in Giugno? La maggior parte di voi mi sa che preferisce il mare). Finalmente oggi sono riuscita a recuperarlo e a guardarlo dopo che anche C&B l'aveva dichiarato come il miglior film del 2012.
Che dire, il film è effettivamente stupendo e ti ritrovi a piangere e a ridere tutto nello stesso momento. La storia riguarda due ragazzi, Juliette e Roméo, che vivono la loro intensa storia d'amore la quale ben presto porta alla nascita di Adam, il frutto di questa relazione.
Il piccolo, però, fin dai primi mesi presenta degli atteggiamenti strani finché non si scopre che ha un tumore al cervello, operabile, ma pur sempre un tumore e pur sempre nel cervello. A 18 mesi.
Ciò che mi aveva incuriosita di più e che mi ha spinto a vedere il film non è stata tanto la trama in sé ma il fatto che i protagonisti, nonché sceneggiatori e registi del film, hanno vissuto veramente sulla loro pelle  l'odissea del male del loro piccolo e hanno voluto trasmetterla anche su pellicola, forse per ricordare a chi la guarda che con l'Amore si può affrontare qualsiasi cosa.

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